Naufrago (2014)

ovvero: Movimento dell’anima dovuto a un dialogo in pausa pranzo


Studio sulla sintesi additiva.

Additive synthesis etude.
Naufrago (or rather: “Soul movement due to a lunch break dialogue”)

Le onde si alzavano, verdi , grandi e morbide. Affettuose ma distaccate. Sembrava non volessero nuocere a nessuno. Ma sembrava non gradissero la presenza di nessuno. E io mi trovavo lì. Solo, tra le onde e la mia anima. Ma non stavo male, anzi, stavo davvero bene. Io per conto mio e le onde per conto loro, ma inevitabilmente connessi. La luna piena splende, e il mare è bello come non mai. E’ tanti mesi ormai che non parlo con anima viva. Il silenzio mi fa’ stare bene, mi fa’ riflettere, mi fa’ assopire, inebriare, mi permette di non affrontare i problemi. Una delle onde, una delle più piccole, sembra capire ciò che dico. Mi si avvicina e mi fa ondeggiare delicatamente, mi culla, mi fa sentire compreso e consolato. Ma un po’ alla volta, senza quasi che io me ne renda conto, comincia a farmi cullare sempre più velocemente; ora mi scrolla sempre più, mi fa’ venire il vomito. E le onde grosse, stanno in disparte, loro; e guardano la scena e ogni tanto commentano. Ma ecco che tutte mi si scagliano contro e mi feriscono da tutte le parti, sui fianchi, sui polmoni, con violenza. E poi se ne vanno, senza preavviso, senza dir nulla. E mi ritrovo solo, come un cane. Col cuore che mi duole come se fosse trafitto da un ago. E neanche una bottiglia galleggiante in cui inserire uno dei miei pensieri e nessuno a cui farli leggere. Solo il mare, che mi assorbe pian piano, illudendomi che qualcuno verrà a salvarmi.